Il mobile payment della Fondazione Piemontese

Vi avevo già parlato tempo fa della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro e dell’originale iniziativa del #TweetSolidale.
Questa volta vi parlo di un’altra attività della La Fondazione incentrata sulla raccolta fondi per finanziare l’attività dell’Istituto di Candiolo: l’implementazione di un’innovativa modalità di mobile payment.

È ora possibile effettuare una donazione alla Fondazione direttamente dal proprio cellulare grazie alla collaborazione tra la Fondazione e il Consorzio Movincom. Il gruppo, che raccoglie oltre 40 realtà commerciali in Italia, ha sviluppato il circuito Bemoov, una piattaforma pensata per effettuare pagamenti di beni e servizi in assoluta sicurezza attraverso i dispositivi mobili. Adesso la tecnologia di Bemoov e l’esperienza di Movicom sono al servizio di una delle più importanti organizzazioni nonPiemonteseprofit italiane.

La Fondazione, con questo servizio, può essere considerata la prima tra le grandi Organizzazioni Non Profit in Italia ad adottare questa nuova tecnologia, per dare una possibilità di sostegno in più ai propri donatori.

Utilizzare questa nuova possibilità è semplice e veloce. È necessario iscriversi al servizio visitando il sito Bemoov.

Oltre ai propri dati, verrà richiesto il numero di cellulare e i dati della carta di credito. L’iscrizione al sito di Bemoov richiede pochi minuti ed è totalmente gratuita.

donazioni-smsUna volta ultimata l’iscrizione si può iniziare a donare inviando un sms al numero +39 345 9266222 con scritto “2”, “5” o “10”, per donare rispettivamente 2, 5 oppure 10 euro. Inviato il messaggio, il donatore riceverà un sms di ringraziamento con la conferma dell’avvenuto versamento. Inoltre, per chi possiede uno smartphone, si potrà contestualmente richiedere la ricevuta del versamento valida ai fini delle detrazioni fiscali previste dalla legge. Grazie all’App gratuita Buy Bemoov, scaricabile dagli store, i possessori di smartphone potranno effettuare la donazione anche inquadrando i QRcode presenti sui materiali delle campagne di comunicazione della Fondazione.

Facebook EdgeRank: cos’è e cosa fare per dare più visibilità ai tuoi post [Infografica]

Se gestisci una o più pagine facebook ti sarai sicuramente accorto di una netta riduzione della reach dei tuoi post e questo da circa due/tre mesi a questa parte.
Qual è la causa?  Leggi il resto dell’articolo

Sostenere la ricerca sul cancro è semplice: basta un #TweetSolidale

Ho ricevuto un comunicato stampa relativo ad un’iniziativa davvero interessante della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro che divulgo volentieri.
È bello avere la possibilità di poter fare qualcosa di “utile” attraverso le proprie (piccole) risorse web, soprattutto quando l’iniziativa parte proprio dai social network puntando sul loro potere di buzz e sharing.
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iPad 3 – Ecco come sarà

In attesa della presentazione di domani del nuovo tablet della Apple, eccovi un video di Simon Pierro che ci mostra le nuove features (di fantasia) dell’ultimo iPad 3 (o HD).

 

Quale applicazione vi piace di più?

L’app-palloncino, lo spillatore di birra o Siri che diventa umana?! ;D

Facebook Studio: 3 casi di studio italiani

Circa 3 mesi fa reclamai la mancanza di qualsiasi case study italiana nel tanto celebrato Facebook Studio, la piattaforma di condivisione e pubblicazione dei lavori creativi e delle campagne di di Facebook marketing creata proprio da Zuckerberg & Co.

Ora, a distanza di tempo, sono felice di aver ricevuto alcune segnalazioni di casi italiani, o meglio, di brand italiani e agenzie italiane che hanno pubblicato i loro lavori in questo spazio di confronto e consultazione, utile per chi si occupa social media marketing o per chi voglia semplicemente curiosare tra le varie campagne disponibili.
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Il Web e il Mare – “In vacanza con la social-ansia”

Siete mai stati una settimana senza connessione ad internet?
Vi è mai capitato di trascorrere una settimana in vacanza lontano dal mondo del web e dai “social” in particolare? Impossibilitati ad accedere a qualsiasi tipo di connessione e collegamento (wired, wireless, mobile, etc..?)
Al sottoscritto sì.

Per “vacanza” si intende, tout court, lo “staccare” dalle abitudini lavorative e dallo stress che queste comportano. E fin qui siamo tutti d’accordo, credo.

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Facebook Studio… e i casi italiani?!

E’ trascorso circa un mese dal lancio ufficiale di Facebook Studio, la piattaforma che “celebrate the agencies and marketers that are creating and innovating with Facebook“, che permette quindi la condivisione e pubblicazione dei lavori creativi e delle campagne di social media marketing, pardon, di Facebook marketing.
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Il distributore social della Pepsi

Come risposta alla sua rivale Coca-Cola e alla sua Happiness Machine (per il video clicca qui) PepsyCo, la famosa multinazionale del beverage, ha presentato a Chicago un prototipo di distributore interattivo di bevande che permette di inviare una bibita come regalo ad un amico o ad una persona che non conosci (casuale).

Pepsi-Social-Vending-Machine

“La nostra Vision è di utilizzare la tecnologia innovativa per aumentare il numero di consumatori e per creare nuovi modi per coinvolgerli con i nostri brand e nei Social Network nel momento stesso dell’acquisto,” questo è quanto ha affermato Mikel Durham, PepsiCo Foodservice’s chief innovation officer, durante una conferenza stampa.

“Il Social Vending allarga le reti sociali dei nostri consumatori oltre i confini dei loro strumenti (cellulari, smartphone, tablet, etc…) e trasforma un’esperienza di acquisto in qualcosa di più eccitante e divertente per permettere loro di tornare (ad acquistare da noi)”.

Infatti, puoi comprare una bibita per te stesso, ma puoi anche inviarne una a qualcun altro digitando il suo nome, il suo numero di cellulare e lasciare un sms tesuale. Il distributore può anche registrare un tuo breve video-messaggio.

Il destinatario acquisisce un codice per riscuotere il regalo in un altro distributore, con la possibilità di ringraziare o di inviare, a sua volta, il regalo a qualcun altro.

Il distributore permette anche ciò che la Pespi definisce “random acts of refreshment” (trad: “atti casuali di rinfresco”), ossia la capacità di inviare un drink-code come simbolo di “incoraggiamento per qualcuno che affronta il cambiamento del tempo (es. il caldo) o come drink di congratulazioni per un studente universitario che ha appena vinto una gara.”

Naturalmente, l’idea avrà successo se il numero di installazioni dei distributori nel mondo sarà abbastanza ampio e largamente diffuso nel mondo.

Dato che non c’è un vero “social networking” senza un legame a Facebook, non è difficile immaginare che in ogni macchina verrà inserito un “Like button” e/o di “Share button”.

Di seguito, il video della Social Vending Machine e suo funzionamento:

Trovato qui

Social Commerce: previsioni di crescita e indicazioni

In un post recente abbiamo fatto un breve excursus sull’online e mobile shopping experience; di conseguenza mi sembra interessante continuare il discorso prendendo in esame una ricerca sul Social Commerce (trattasi, per chi “stranamente” non ne avesse mai sentito parlare, di un subset dell’e-commerce caratterizzato dall’utilizzo dei social media e dei loro strumenti e strategie correlate funzionali alla vendita online di prodotti/servizi), che sembra prevedere una crescita vertiginosa di questo “fenomeno” nei prossimi 5 anni.

Previsione troppo ottimistica? Non secondo il report in questione , “Turning Like’ to ‘Buy’: Social Media Emerges as a Commerce Channel“, realizzato da Booz & Co., società di consulting USA, secondo cui il Social Commerce aumenterà il giro di affari grazie al crescente livello di “abitudine” e familiarità dei consumatori con le pratiche di acquisto on line, o meglio, di shopping on line sulle varie piattaforme social.

Quanto crescerà in soldoni? Il report parla di “5mld di dollari” nel mondo intero in un solo anno, di cui 1 mld nei USA (ovviamente). Bisogna tener conto che l’indagine in questione definisce il social commerce come un “canale in cui i consumatori/utenti compiono acquisti all’interno di social networks“, (pagine e applicazioni di facebook in primis), escludendo quindi l’analisi degli e-commerce tradizionali), e considerando solo i beni cosidetti “durevoli” (apparecchi elettronici, vestiti e ticket vari, ma non il settore “servizi”).

Un buon business a quanto pare. Anche se, a guardare i numeri, una buona percentuale degli intervistati si dichiara propensa all’acquisto sul web e nei canali social in particolare, a condizione di una maggiore attenzione da parte delle aziende nel garantire sistemi affidabili di sicurezza in queste nuove piattaforme (gestione della privacy, dati delle carte di credito e sicurezza nelle transazioni per citarne qualcuno) i quali, come abbiamo visto, rappresentano un po’ il tallone di achille di tutto il commercio elettronico e del suo potenziale sviluppo.

Un altro fattore interessante che influenzerà il social commerce market è, o meglio sarà, la capacità dei negozi virtuali di proporre nuovi prodotti pensati e/o venduti esclusivamente nei canali social.
Altro ruolo lo giocherà, oltre alla sempre citata e sperata “conversazione sui prodotti” da parte degli utenti (pratica non così diffusa a quanto pare), la bravura dei web marketers, specializzati nel social commerce, nel fare buon uso degli strumenti che le nuove piattafomre offrono; un esempio su tutti: il “Like” di un utente su un particolare prodotto può trasformarsi in una vendita successiva di quel prodotto se questo viene offerto nel giusto modo, col giusto prezzo e, magari, esclusivamente per quell’utente/cliente.

In pratica, nonostante ci troviamo davanti ad una nuova forma di commercio che dovrebbe superare le tradizionali forme di vendita, la chiave del successo del social commerce risiede comunque, come sempre, nella quantità dei dati e nella modalità di gestione delle informazioni degli utenti di cui le aziende dispongono.

La novità, o se vogliamo l’arma in più del social commerce, è la possibilità di poter combinare molteplici tipi di informazioni – di acquisto, di comportamento e demografici – per costituire un database di dati sociografici che indicano non solo cosa gli utenti/clienti comprano, ma anche cosa i loro amici comprano; tutto ciò fornisce le aziende di un potente strumento per influenzare l’utente/cliente lungo tutta la sua esperienza d’acquisto.

Siete d’accordo con questa rosea previsione? Avete degli esempi di Social Commerce che stanno “vendendo” bene e soprattutto stanno seguendo queste indicazioni? Segnalatemeli pure!

Fonte: Internet Retailer

Online and Mobile Shopping Experience

Un interessante sondaggio sulla Online Shopping Experience effettuato negli USA e realizzato da Baynote per testare il grado di “customer satisfation” nelle pratiche di acquisto sul web, ha messo in risalto dati significativi e fornito indicazioni importanti, mio avviso, per chi si occupa di comunicazione e marketing on line, soprattutto nel settore trade & retail.
Prendendo in considerazione diverse aree quali la navigabilità di siti e-commerce, la ricerca di promozioni e offerte del Brand, l’usabilità delle funzioni mobile e le pratiche di “behavioral retargeting” (riguardo a tale “strumento” vi cosiglio di leggere il il caso Zappos sul blog di Young Digital Lab), l’indagine ha riportato quanto segue:
– il 55% degli utenti intervistati ha giudicato come “buona” l’online shoopping experience;
– la navigabilità e la ricerca dei e sui siti e-commerce sono le componenti che più necessitano di miglioramenti per il 57% degli utenti;
– il 58% degli utenti ha dichiarato di essere stato “vittima” di un’attività di behavioral retargeting e il 48% si è dichiarato in qualche modo “infastidito” da tale pratica tanto da non acquistare i prodotti a cui magari era interessato in precedenza;
– l’84% di utenti-clienti si è dichiarato “riluttante” a condividere informazioni personali finalizzati a rendere l’esperienza di shopping ancor più personalizzata.
– gli acquisti e lo shopping on line in generale sono stati influenzati, secondo questo sondaggio, in modo maggiore da promozioni diffuse via mail e in modo modo minore da conversazioni su Facebook, Twitter o da applicazioni mobile;

– interessanti, infine, le motivazioni che spingono a preferire l’acquisto on line via computer piuttosto che via mobile, ossia per motivi di “praticità”, per il 51%, e per motivi di “sicurezza” per il 26%.


























Per scaricare la survey cliccare qui: Baynote Holiday Online Shopping Experience Survey.

Proprio a questo’ultimo aspetto, il mobile shopping, si va a collegare una ricerca condotta da Harris Interactive e commissionata da Tealeaf che riporta quanto segue:
– l’84% degli utenti che hanno compiuto una transazione via mobile hanno riscontrato dei problemi;
– “fatto peggiore”, il 63% degli intervistati ha dichiarato di non essere molto propenso a fare acquisti in altri canali (es. Internet) della stessa compagnia/brand la cui app abbia mostrato problemi nelle transazioni;
– i problemi più comuni? Ricevere messaggi di errore, app di non facile navigazione, impossibilità di completare la transazione, difficoltà nel loggarsi, l’insufficienza e l’incorretezza delle informazioni.

Insomma, i consumatori non sono molto contenti della maggior parte delle app in commercio, tant’è che coloro che si sono imbattuti in alcuni dei problemi descritti dichiarano di trovarsi ad “imprecare” (il 23%) o “urlare” (l’11%) o “sono tentati di lanciare il proprio cellulare” (il 4%) a causa della “frustrazione”!!! 😀

In conclusione, sarebbe utile per marketers e non avere dei dati relativi agli user italiani e a tal proposito ti chiedo: qual è la tua online shopping experience? Quali sono i problemi più comuni in cui ti imbatti quando fai o cerchi di fare un acquisto online sia via computer che via mobile?
Penso sia terreno fertile per una futura ricerca che però non potrà mai essere esaustiva se non la si integra con altri aspetti importanti, quali il social commerce, di cui scriverò nel prossimo post.