UZBee: la piattaforma che ti premia quando condividi ciò che ti piace

Si fa un gran parlare in rete dei cosiddetti “influencer” (sull’argomento vi consiglio questo post di Luca Della Dora), siano essi blogger, opinion leader oppure ambassador più o meno dichiarati (o rappresentanti di tutte e tre le categorie) e delle strategie di coinvolgimento di questi da parte dei brand e marketer con tecniche e modalità non sempre riuscitissime.
È proprio facendo riferimento a questo scenario che oggi voglio parlarvi di un progetto made in Italy che propone una soluzione alternativa per attivare dinamiche di buzzing. Un progetto di cui, a mio avviso, sentiremo molto parlare in futuro: si chiama UZBee e si tratta di un marketplace in cui le aziende incontrano le persone: le prime inseriscono le novità sotto forma di campagne con effetto virale, mentre le persone (in base ai propri interessi) possono condividere questi contenuti sui social network. Semplice no? Se poi queste persone vengono anche premiate economicamente, allora “il gioco” diventa anche più interessante.

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Facebook EdgeRank: cos’è e cosa fare per dare più visibilità ai tuoi post [Infografica]

Se gestisci una o più pagine facebook ti sarai sicuramente accorto di una netta riduzione della reach dei tuoi post e questo da circa due/tre mesi a questa parte.
Qual è la causa?  Leggi il resto dell’articolo

I Top Brand su Facebook: alcuni dati (infografica)

Un’interessante infografica pubblicata da Social Bakers ci mostra alcuni dati sullo stato dei top Brand su Facebook a livelo mondiale (Italia esclusa, nonostante i suoi 21.651.660 di utenti).

Si tratta ovviamente di numeri da giganti, come ci si aspetta dai player internazionali, ma utili a capire soprattutto che:
– dei 901 milioni di utenti totali di Facebook, “solo” il 17% risiede negli Usa e quindi, secondo questi dati, il restante 83% degli utenti (cioè il resto del mondo) sarà il terreno su cui i Top Brand svilupperanno in futuro le loro strategie di marketing (o Facebook Marketing).
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#Twittardino: le 10 avvertenze per un corretto utilizzo di Twitter

Ispirato dallo sbarco dei cosiddetti Vip su Twitter e dal proliferare di guide (più o meno utili) all’utilizzo del social cinguettante, ho deciso di creare una sorta di “bugiardino” (sì, proprio come quello dei medicinali) del mezzo in questione.

Ecco a voi il #Twittardino: le 10 avvertenze per un corretto utilizzo di Twitter

– Leggere attentamente le bio

– Non somministrare tweet più lunghi di 140 caratteri

– Non retwittare più di 5/7 volte al giorno

– Twittare lontano dalla portata dei bimbominkia

– Rimuovere i fake e i bot che si annidano nelle cavità della TL

– Avere nuovi follower può causare effetti collaterali quali ricevere RT, replies, aggiunta alle liste, aggiunta ai preferiti…

– Non abusare di tweet il quinto giorno della settimana (#FF); in caso di irritabità da #FF consultare il Follow Friday Ranking

– E’ importante prevenire o contribuire alla diffusione di Trend Topic con tweet influenzali e virali

– Follouare solo chi non è affetto da facebookite

– Condividere e Retweetare è estremamente consigliato prima, durante e dopo i pasti e i digestivi

Avvertimento definitivo: “Twittare crea dipendenza”

Sperando che queste “avvertenze twittere” vi siano piaciute, vi invito a suggerirne altre nei commenti o a twittarle menzionandomi (@stequad) e aggiungendo l’hashtag #twittardino; io le pubblicherò di volta in volta.
Magari, grazie al contributo di tutti voi, ne verrà fuori una vera guida 2.0! Che ne pensate? 😉

Natale 2011: come sfruttare i social media per lo shopping on line

E’ (quasi) Natale. Qualora non ce ne fossimo accorti, a ricordarcelo sono i più o meno discutibili addobbi che invadono le città e le nostre case, ma soprattutto le infinite e persistenti pubblicità che perversano in qualsiasi media possibile con o senza il povero Babbo Natale protagonista.
La maggior parte di queste pubblicità sono per lo più ingombranti, ripetitive, poco originali e… diciamolo: inutili! Sicuramente, le classiche e vecchie forme di advertising (quelle dei “media tradizionali” per intenderci) sul web e in particolar modo sui social media non paga molto (io azzarderei: non paga affatto!). Siamo sovraccaricati da offerte e promozioni che si fa a fatica persino a comprenderle o magari a prenderne nota! Sbaglio?

Come fare allora? Come differenziarsi dalla massa? Come creare esperienze di shopping diverse dal solito per gli utenti/fan/clienti/consumatori? Come comportarsi e agire sui social e soprattutto su chi investe in attività di Social Media Marketing (su Facebook in primis)?
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Facebook Insights: un’infografica riassuntiva

Come molti di voi sapranno Facebook ha apportato e sta apportando numerosi cambiamenti non solo dal lato utente (per farvi un’idea vi invito a vedere questi creativissimi profili), ma anche dal lato “aziendale” (ossia le pagine).
Novità assoluta per quanto riguarda queste ultime è quella relativa ai dati della pagina che possiamo raccogliere; lo strumento Insight infatti si è evoluto con metriche e statistiche molto utili per chi fa attività di social media marketing e deve fare monitoring e reportistica. Cliccate qui se volete aggiornarvi e scaricare una mini guida al nuovo Insight.

Per un riassunto di queste novità e del tanto acclamato parametro “Talking about this” potete leggere l’infografica che segue, realizzata da Neo Conculting.

Facebook Studio: 3 casi di studio italiani

Circa 3 mesi fa reclamai la mancanza di qualsiasi case study italiana nel tanto celebrato Facebook Studio, la piattaforma di condivisione e pubblicazione dei lavori creativi e delle campagne di di Facebook marketing creata proprio da Zuckerberg & Co.

Ora, a distanza di tempo, sono felice di aver ricevuto alcune segnalazioni di casi italiani, o meglio, di brand italiani e agenzie italiane che hanno pubblicato i loro lavori in questo spazio di confronto e consultazione, utile per chi si occupa social media marketing o per chi voglia semplicemente curiosare tra le varie campagne disponibili.
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Facebook Studio… e i casi italiani?!

E’ trascorso circa un mese dal lancio ufficiale di Facebook Studio, la piattaforma che “celebrate the agencies and marketers that are creating and innovating with Facebook“, che permette quindi la condivisione e pubblicazione dei lavori creativi e delle campagne di social media marketing, pardon, di Facebook marketing.
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Facebook Pages: come e cosa monitorare


Se sei un marketer e soprattutto un web marketer molto probabilmente hai già incluso, all’interno di una più ampia strategia di Social Media Marketing, lo sviluppo e la gestione di una o più Pagine Facebook.

Tralasciando i suggerimenti su come gestire una Pagina Facebook (il web è pieno di consigli su questo argomento), sarebbe utile, a mio avviso, capire cosa e come analizzare e monitorare in relazione ai dati e alle metriche delle nostre Pagine.
Let’s start!

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Social Commerce: previsioni di crescita e indicazioni

In un post recente abbiamo fatto un breve excursus sull’online e mobile shopping experience; di conseguenza mi sembra interessante continuare il discorso prendendo in esame una ricerca sul Social Commerce (trattasi, per chi “stranamente” non ne avesse mai sentito parlare, di un subset dell’e-commerce caratterizzato dall’utilizzo dei social media e dei loro strumenti e strategie correlate funzionali alla vendita online di prodotti/servizi), che sembra prevedere una crescita vertiginosa di questo “fenomeno” nei prossimi 5 anni.

Previsione troppo ottimistica? Non secondo il report in questione , “Turning Like’ to ‘Buy’: Social Media Emerges as a Commerce Channel“, realizzato da Booz & Co., società di consulting USA, secondo cui il Social Commerce aumenterà il giro di affari grazie al crescente livello di “abitudine” e familiarità dei consumatori con le pratiche di acquisto on line, o meglio, di shopping on line sulle varie piattaforme social.

Quanto crescerà in soldoni? Il report parla di “5mld di dollari” nel mondo intero in un solo anno, di cui 1 mld nei USA (ovviamente). Bisogna tener conto che l’indagine in questione definisce il social commerce come un “canale in cui i consumatori/utenti compiono acquisti all’interno di social networks“, (pagine e applicazioni di facebook in primis), escludendo quindi l’analisi degli e-commerce tradizionali), e considerando solo i beni cosidetti “durevoli” (apparecchi elettronici, vestiti e ticket vari, ma non il settore “servizi”).

Un buon business a quanto pare. Anche se, a guardare i numeri, una buona percentuale degli intervistati si dichiara propensa all’acquisto sul web e nei canali social in particolare, a condizione di una maggiore attenzione da parte delle aziende nel garantire sistemi affidabili di sicurezza in queste nuove piattaforme (gestione della privacy, dati delle carte di credito e sicurezza nelle transazioni per citarne qualcuno) i quali, come abbiamo visto, rappresentano un po’ il tallone di achille di tutto il commercio elettronico e del suo potenziale sviluppo.

Un altro fattore interessante che influenzerà il social commerce market è, o meglio sarà, la capacità dei negozi virtuali di proporre nuovi prodotti pensati e/o venduti esclusivamente nei canali social.
Altro ruolo lo giocherà, oltre alla sempre citata e sperata “conversazione sui prodotti” da parte degli utenti (pratica non così diffusa a quanto pare), la bravura dei web marketers, specializzati nel social commerce, nel fare buon uso degli strumenti che le nuove piattafomre offrono; un esempio su tutti: il “Like” di un utente su un particolare prodotto può trasformarsi in una vendita successiva di quel prodotto se questo viene offerto nel giusto modo, col giusto prezzo e, magari, esclusivamente per quell’utente/cliente.

In pratica, nonostante ci troviamo davanti ad una nuova forma di commercio che dovrebbe superare le tradizionali forme di vendita, la chiave del successo del social commerce risiede comunque, come sempre, nella quantità dei dati e nella modalità di gestione delle informazioni degli utenti di cui le aziende dispongono.

La novità, o se vogliamo l’arma in più del social commerce, è la possibilità di poter combinare molteplici tipi di informazioni – di acquisto, di comportamento e demografici – per costituire un database di dati sociografici che indicano non solo cosa gli utenti/clienti comprano, ma anche cosa i loro amici comprano; tutto ciò fornisce le aziende di un potente strumento per influenzare l’utente/cliente lungo tutta la sua esperienza d’acquisto.

Siete d’accordo con questa rosea previsione? Avete degli esempi di Social Commerce che stanno “vendendo” bene e soprattutto stanno seguendo queste indicazioni? Segnalatemeli pure!

Fonte: Internet Retailer